Acquedotto pugliese: un colpo al cerchio e uno alla botte.
La politica della Regione Puglia si conferma ambigua.
Il 25 marzo scorso, il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ha incontrato il Presidente Michele Emiliano per un confronto sulla questione della Legge nazionale sull’Acqua e la gestione del servizio idrico integrato, sulla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese e sulla concretizzazione del diritto umano all’acqua potabile. In quella occasione, il Presidente ha dichiarato che “l’acqua deve essere considerata un bene comune pubblico e, conseguentemente, il servizio idrico privo di rilevanza economica, deve essere gestito da un ente di diritto pubblico con la più ampia partecipazione della cittadinanza nella gestione e nel controllo. E ha aggiunto che è fondamentale che la politica riacquisti la sovranità del governo dell’acqua, unico modo per garantire il diritto umano all’acqua potabile sancito dalla Risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010”. Inoltre, contestualmente il Presidente Emiliano ha assicurato l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale che valuti le migliori modalità per garantire il rispetto dei principi referendari (http://www.regione.puglia.it/ index.php?page=pressregione& opz=display&id=20116). Tuttavia, a distanza di quasi tre mesi e nonostante le sollecitazioni in tal senso, il Comitato pugliese non ha ricevuto alcuna comunicazione al riguardo.
Anzi, lo scorso 25 maggio, è stata presentata in Consiglio regionale una mozione a firma del consigliere del Partito Democratico Ernesto Abaterusso, volta a impegnare il Governo regionale ad avviare un percorso per la cessione delle azioni dell’Acquedotto Pugliese, AQP SpA, dalla Regione Puglia (attualmente unico azionista) a tutti i Comuni pugliesi, rispetto alla quale il Comitato aveva espresso alcune criticità e richiesto il ritiro della mozione (www.lacquanonsivende. blogspot.com). La mozione è stata ritirata ma del tavolo tecnico neanche l’ombra.
Piuttosto, dai media apprendiamo che sarebbe pronta una nuova legge che avrebbe a oggetto la trasformazione dell’acquedotto pugliese in unamultiutility con l’ampliamento dell’oggetto sociale dell’acquedotto a gas, energia e smaltimento dei rifiuti e all’energia, sulla base del modello ACEA (Roma), HERA (Bologna e Reggio Emilia) e IREN (Genova e Torino), con capitale anche privato e quotate in borsa! Al riguardo, da quanto risulta dai media, sarebbe stato già affidato “un incarico di consulenza strategica volta all’espansione delle attività di AQP” e “alla verifica della forma societaria più idonea” alla società Bain&Company a fronte di un compenso di 130.000 euro!
L’acquedotto più grande d’Europa, costruito con soldi pubblici, con un utile in costante crescita fa gola a molti e lascia a “secco” (e non solo in senso metaforico) molti altri. In primis i cittadini pugliesi che vedono le loro tariffe costantemente aumentare (del 22,4% nel periodo 2007-2012 e ancora del 19% dal 2012 al 2015), che devono sostenere interessi di mora ed eventuali spese di recupero credito in caso di ritardo nel pagamento, o che si vedonostaccare la fornitura già a partire dal secondo insoluto! Cittadini ai quali non è garantito il diritto umano all’acqua!
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