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Amati risponde a critiche su AQP: "Non siamo attacchini di illusioni"
Una dichiarazione dell’assessore ai lavori pubblici Fabiano Amati in risposta alle critiche dei movimenti all’indomani dell’approvazione della legge Aqp azienda pubblica. “Leggo con stupore che il Comitato pugliese Acqua bene comune ed alcuni partiti e movimenti di sinistra criticano la legge approvata ieri in Consiglio regionale su Aqp azienda pubblica imperniando tale critica su due argomenti: il quantitativo minimo vitale e il numero e le modalità di selezione degli amministratori dell’azienda.
Dalla quantità delle parole utilizzate sull’uno e sull’altro argomento, deduco che come al solito il secondo risulta più importante, per cui rispondo rispettando le priorità implicitamente dichiarate.
Non siamo disponibili a pagare più di uno stipendio per l’amministratore dell’azienda e pertanto la richiesta di un consiglio di amministrazione, detto tecnicamente, o comitato dei lavoratori, detto con eleganza, non può essere da noi accolta.
Se qualcuno avesse pensato che la collaborazione nella stesura della legge si sarebbe potuta trasformare in reclutamento negli organi di amministrazione di Aqp, sappia che ha sbagliato indirizzo, perché questo modo di fare è esecrabile sempre, non solo quando si tratta di selezionare i manager della sanità.
Sulla questione per noi importantissima del quantitativo minimo vitale (poichè a questo punto risulta certamente meno importante per chi ci critica) mi rivolgo più ai cittadini che con entusiasmo hanno accolto in queste ore la nostra “piccola grande rivoluzione”.
Quando adottammo la prima volta il disegno di legge eravamo in un tempo geologico completamente diverso in materia di norme di finanza pubblica, per cui osammo legittimamente pensare al diritto all’acqua, quale quantitativo minimo vitale, a carico del bilancio regionale e sulla base di un recupero gradualistico dalla fiscalità generale. Dopo qualche mese dalle elezioni regionali, il quadro normativo sulla finanza pubblica è mutato e abbiamo scatenato le nostre più vive proteste perché conoscevamo l’incidenza che queste norme avrebbero avuto sulle nostre attività, compresa quella del quantitativo minimo vitale da garantire.
Naturalmente le nostre proteste non furono mai accompagnate né da parole né da sorrisi di chi oggi si erge a pontificare, perché molti comunicatori professionisti sono abituati a pensare che le norme generali non hanno alcuna incidenza sulle attività o sulle battaglie settoriali: il classico modo di fingere il pensiero per tutti pensando a niente. In realtà la garanzia del quantitativo minimo vitale inciderebbe sul bilancio regionale per una cifra non inferiore ai 70 milioni di euro all’anno, somma che assolutamente non abbiamo nella nostra disponibilità.
Per questo abbiamo preferito la verità al manifesto politico e nessuno con le sue critiche potrà convincerci a svolgere la parte degli attacchini di illusioni.
L’unica cosa che potevamo fare l’abbiamo fatta ed è contenuta nell’ordine del giorno depositato presso il Consiglio regionale con il quale auspichiamo che l’Autorità idrica pugliese possa rimodulare la dinamica tariffaria in base a fasce reddituali e sul minimo vitale, senza intaccare il piano degli investimenti.
Questo è tutto e sull’argomento non interverrò più, anche ad evitare che le polemiche scatenate possano servire solo per realizzare il piano di autopromozione che molti e legittimamente stanno pensando di perseguire attraverso un argomento che si fonda sulla migliore concezione del bene comune: a noi piacciono i fatti ed il fatto di oggi è che la Puglia è stata la prima regione a legiferare in materia dopo lo straordinario risultato referendario”.
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