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martedì 18 marzo 2014

C.S. SEL ed ex Ass.re Amati: NON CREDIBILI‏


Comunicato stampa

L’Appello dell’Ex-Assessore Amati: LACRIME DI COCCODRILLO
La proposta di legge di SEL: ENNESIMO TENTATIVO DI MANOVRA ELETTORALE

Per evitare REALMENTE la privatizzazione, il GOVERNO REGIONALE
TRASFORMI subito Acquedotto pugliese da SpA a soggetto di DIRITTO PUBBLICO
e dia corso al RISPETTO dei risultati REFERENDARI

Il Manifesto-Appello promosso dall’ex Assessore Fabiano Amati per “impedire la vendita o la gara d’appalto” dell’acquedotto pugliese NON E’ CREDIBILE. E’ sostanzialmente RIDICOLO nei contenuti, oltre che OFFENSIVO  della memoria e dell’intelligenza dei cittadini pugliesi. Lo stesso dicasi – con riferimento alla mancanza di credibilità - per la proposta di legge che Sinistra Ecologia Libertà ha presentato, lo scorso 13 marzo, al Senato e alla Camera per la "Ripubblicizzazione del servizio idrico e per la costituzione di un'azienda pubblica regionale in Puglia" (rispetto al merito ci riserviamo eventualmente di esprimerci dopo aver visionato il testo anche se, dalla presentazione, ci sembra che il ricorso alle SpA non sia venuto meno).
L’ex Assessore Amati e il Presidente Vendola per ben due legislature hanno fatto della ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese motivo di campagna elettorale per poi disattendere puntualmente gli impegni istituzionali assunti in tal senso (DG 1959/2010 e 2032/2009).
Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, dopo aver collaborato con insigni giuristi esperti al tavolo tecnico istituito con Delibera di Giunta 2032/2009, avente a oggetto l’elaborazione di un disegno di legge che ripubblicizzasse l’acquedotto pugliese, ha successivamente a più riprese e pubblicamente denunciato il comportamento reticente del Governo regionale.
Entrando nel merito di quanto sostenuto dall’ex Assessore Amati, rileviamo che:
-       L’unica maniera seria e sicura per garantire “la necessità inderogabile” di una gestione totalmente pubblica ed impedire che l’acquedotto pugliese potesse passare ai privati attraverso la vendita delle azioni sarebbe stato quello di ripubblicizzare l’acquedotto, trasformando l’attuale società per azioni in un soggetto di diritto pubblico.
-       Non c’è alcun obbligo di affidamento attraverso gara, come non c’è e non c’era alcun obbligo comunitario di privatizzare il servizio idrico integrato. Nel 2018 scade semplicemente la concessione attribuita dal d.lgs. 141/1999 dopo di che l’Autorità Idrica Pugliese cui è attribuito la funzione “di affidamento del servizio idrico” potrà decidere il tipo di affidamento e non è certo obbligata – grazie anche al risultato referendario del 2011 – ad indire una gara. Del resto, l’obbligo di vendere le azioni stabilito con Legge n. 448 del 28 dicembre 2001, art. 25, comma 4, faceva riferimento ai sei mesi immediatamente successivi all’emanazione della legge in questione. Non si comprende, dunque, come tale obbligo, di fatto disatteso per quasi 18 anni, diventi cogente proprio allo scadere della concessione.
L’unica normativa a garanzia della ripubblicizzazione sarebbe stata la proposta di legge licenziata dal tavolo tecnico congiunto con il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” nella sua versione originale, senza gli emendamenti difformi dal testo originario proposti dall’ex Assessore Amati e approvati dal Consiglio regionale nel giugno 2011 che, di fatto, ne hanno snaturato la portata politica e stravolto l’impianto giuridico a tal punto da ricevere la bocciatura di alcuni articoli da parte della Corte Costituzionale che ne ha dichiarato l’incongruenza giuridica. Si ricorda che più volte il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ha chiesto direttamente al Presidente della Regione Nichi Vendola e all’ex Assessore alle OO. PP. Fabiano Amati un confronto che, fra le altre cose, scongiurasse i rischi di illegittimità che si andavano profilando al quale, però, il Governo regionale si è sottratto, rivolgendo al Comitato in risposta solo gravi insinuazioni.
E le successive, quanto intempestive, scuse 
http://www.regione.puglia.it/index.php?page=pressregione&opz=display&id=12604 non hanno cancellato i danni prodotti anche a causa della mancanza di ascolto, confronto e interlocuzione.

La verità è che l’ex-Assessore Amati, insieme al Presidente Vendola, nell’autunno del 2011,
-          respinsero perfino la richiesta del capogruppo del PD di rendere attuativo il rispetto del referendum affermando – con un “colpo” di contabilità “creativa” (!) - che in Puglia “non è percorribile ogni richiesta di riduzione della tariffa del servizio idrico integrato, compresa la riduzione del 7% di remunerazione del capitale investito, che è per noi un costo”. Ma la remunerazione del capitale non è un costo. Neanche in Puglia, naturalmente;
-          e, successivamente, definirono l’ingresso dei privati nella gestione di rifiuti, trasporti e acqua, in ottemperanza a una non meglio precisata normativa nazionale (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=522457&IDCategoria=1), annunciando una legge regionale con cui si sarebbe messo “in sicurezza la natura pubblica dei servizi locali” tutelandone contemporaneamente la privatizzazione (!!!) (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/politica/2012/29-maggio-2012/vendola-l-ingiuriariparte-smart-cities-201378970047.shtml).

La verità è che, oggi, dopo due legislazioni del Governo Vendola
-       l’acquedotto pugliese non è stato trasformato in un soggetto di diritto pubblico ed è ancora una Società per Azioni
-       i risultati referendari non sono stati attuati
-       in Puglia il diritto umano all’acqua potabile non è garantito

Ricordiamo all’ex-Assessore Amati e al Presidente Vendola che, affinché parole come libertà, giustizia e legalità non siano contenitori vuoti da utilizzare per la prossima campagna elettorale, è necessario che vengano rispettate, iniziando dall’attuazione dei risultati referendari del 2011 che stabiliscono l’obbligo di eliminare la remunerazione del capitale dalle tariffe, nonché la possibilità di gestire il servizio idrico integrato con soggetti di diritto pubblico.
Se il GOVERNO REGIONALE intendesse seriamente garantire “la necessità inderogabile” di una gestione del servizio idrico totalmente pubblica e impedire che l’acquedotto pugliese possa passare ai privati ha ancora il tempo per farlo: TRASFORMI SUBITO – senza indugio – l’Acquedotto pugliese in un soggetto di diritto pubblico con partecipazione sociale!
Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua



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