Comunicato stampa
L’Appello
dell’Ex-Assessore Amati: LACRIME DI COCCODRILLO
La proposta di legge di
SEL: ENNESIMO TENTATIVO DI MANOVRA ELETTORALE
Per evitare REALMENTE
la privatizzazione, il GOVERNO REGIONALE
TRASFORMI subito
Acquedotto pugliese da SpA a soggetto di DIRITTO PUBBLICO
e dia corso al
RISPETTO dei risultati REFERENDARI
Il Manifesto-Appello promosso dall’ex Assessore
Fabiano Amati per “impedire la vendita o la gara d’appalto” dell’acquedotto pugliese NON E’
CREDIBILE. E’ sostanzialmente RIDICOLO nei contenuti, oltre che OFFENSIVO della memoria e dell’intelligenza dei
cittadini pugliesi. Lo stesso dicasi
– con riferimento alla mancanza di credibilità - per la proposta di legge che Sinistra Ecologia Libertà ha presentato, lo scorso 13
marzo, al Senato e alla Camera per la "Ripubblicizzazione del servizio
idrico e per la costituzione di un'azienda pubblica regionale in Puglia" (rispetto al merito ci riserviamo eventualmente di
esprimerci dopo aver visionato il testo anche se, dalla presentazione, ci
sembra che il ricorso alle SpA non sia venuto meno).
L’ex Assessore Amati e il Presidente Vendola per ben
due legislature hanno fatto della ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese
motivo di campagna elettorale per poi disattendere puntualmente gli impegni
istituzionali assunti in tal senso (DG 1959/2010 e 2032/2009).
Il Comitato pugliese
“Acqua Bene Comune” del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, dopo aver
collaborato con insigni giuristi esperti al tavolo tecnico istituito con
Delibera di Giunta 2032/2009, avente a oggetto l’elaborazione di un disegno di
legge che ripubblicizzasse l’acquedotto pugliese, ha successivamente a più
riprese e pubblicamente denunciato il comportamento reticente del Governo
regionale.
Entrando nel merito di
quanto sostenuto dall’ex Assessore Amati, rileviamo che:
-
L’unica maniera seria e sicura per garantire “la
necessità inderogabile” di una gestione totalmente pubblica ed impedire che l’acquedotto
pugliese potesse passare ai privati attraverso la vendita delle azioni sarebbe
stato quello di ripubblicizzare l’acquedotto, trasformando l’attuale società
per azioni in un soggetto di diritto pubblico.
-
Non c’è alcun obbligo di affidamento attraverso gara, come non
c’è e non c’era alcun obbligo comunitario di privatizzare il servizio idrico
integrato. Nel 2018 scade semplicemente la concessione attribuita dal d.lgs.
141/1999 dopo di che l’Autorità Idrica Pugliese cui è attribuito la funzione
“di affidamento del servizio idrico” potrà decidere il tipo di affidamento e
non è certo obbligata – grazie anche al risultato referendario del 2011 – ad
indire una gara. Del resto, l’obbligo di vendere le azioni stabilito con Legge
n. 448 del 28 dicembre 2001, art. 25, comma 4, faceva riferimento ai sei mesi
immediatamente successivi all’emanazione della legge in questione. Non si
comprende, dunque, come tale obbligo, di fatto disatteso per quasi 18 anni,
diventi cogente proprio allo scadere della concessione.
L’unica normativa a garanzia della ripubblicizzazione
sarebbe stata la proposta di legge licenziata dal tavolo tecnico congiunto con il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” nella
sua versione originale, senza gli emendamenti difformi dal testo originario proposti dall’ex Assessore Amati e
approvati dal Consiglio regionale nel giugno 2011 che, di fatto, ne hanno
snaturato la portata politica e stravolto l’impianto giuridico a tal punto da
ricevere la bocciatura di alcuni articoli da parte della Corte Costituzionale
che ne ha dichiarato l’incongruenza giuridica. Si ricorda che più volte il
Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ha chiesto direttamente al Presidente
della Regione Nichi Vendola e all’ex
Assessore alle OO. PP. Fabiano Amati
un confronto che, fra le altre
cose, scongiurasse i rischi di illegittimità che si andavano profilando
al quale, però, il Governo regionale si
è sottratto, rivolgendo al
Comitato in risposta solo gravi insinuazioni.
http://www.lacquanonsivende.blogspot.it/2011/06/ass-amati-gravi-insinuazioni-contro-il.html
http://www.lacquanonsivende.blogspot.it/2011/06/puglia-da-assessore-amati-affermazioni.html
E
le successive, quanto intempestive, scuse
http://www.regione.puglia.it/index.php?page=pressregione&opz=display&id=12604
non hanno cancellato i danni prodotti anche a causa della mancanza di
ascolto, confronto e interlocuzione.
La verità è che l’ex-Assessore
Amati, insieme al Presidente Vendola, nell’autunno del 2011,
-
respinsero perfino la richiesta del capogruppo del PD di rendere attuativo il rispetto del referendum
affermando – con un “colpo” di contabilità “creativa” (!) - che in Puglia “non
è percorribile ogni richiesta di riduzione della tariffa del servizio idrico
integrato, compresa la riduzione del 7% di remunerazione del capitale
investito, che è per noi un costo”. Ma
la remunerazione del capitale non è un costo. Neanche in Puglia,
naturalmente;
-
e,
successivamente, definirono l’ingresso
dei privati nella gestione di rifiuti, trasporti e acqua, in
ottemperanza a una non meglio precisata normativa nazionale (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=522457&IDCategoria=1), annunciando una
legge regionale con cui si sarebbe messo “in sicurezza la natura
pubblica dei servizi locali” tutelandone
contemporaneamente la privatizzazione (!!!) (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/politica/2012/29-maggio-2012/vendola-l-ingiuriariparte-smart-cities-201378970047.shtml).
La verità è
che, oggi, dopo due legislazioni del
Governo Vendola
-
l’acquedotto
pugliese non è stato trasformato in un
soggetto di diritto pubblico ed è ancora una Società per Azioni
-
i risultati referendari non sono stati
attuati
-
in Puglia il diritto umano all’acqua potabile non
è garantito
Ricordiamo all’ex-Assessore Amati e al
Presidente Vendola che, affinché parole come libertà, giustizia e legalità
non siano contenitori vuoti da utilizzare per la prossima campagna elettorale,
è necessario che vengano rispettate, iniziando dall’attuazione dei risultati referendari del 2011 che stabiliscono
l’obbligo di eliminare la remunerazione del capitale dalle tariffe, nonché la
possibilità di gestire il servizio idrico integrato con soggetti di diritto
pubblico.
Se il GOVERNO
REGIONALE intendesse seriamente garantire “la necessità inderogabile” di
una gestione del servizio idrico totalmente pubblica e impedire che
l’acquedotto pugliese possa passare ai privati ha ancora il tempo per farlo:
TRASFORMI SUBITO – senza indugio – l’Acquedotto pugliese in un soggetto di
diritto pubblico con partecipazione sociale!
Comitato pugliese
“Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
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